I produttori di Contagion devono da parte loro aver sposato appieno l'apocalittica situazione descritta: se hanno deciso di esporre, seppur virtualmente, un cast di tale follia stellare (Damon, Winslet, Cotillard, Law, Paltrow…) al contagio di un virus sconosciuto, innescato dalla terribile diffusione di un'epidemia nata nella solita promiscuità un po' sporcacciona di Hong Kong.

A tirare le fila, Steven Soderbergh, che non è qualcuno facile da inquadrare a priori. Capace di cose splendide e sottilmente inquietanti come OUT OF SIGHT o L'INGLESE (THE LIMEY), riflessioni melanconiche alla SOLARIS, perle autoriali regolarmente viste da quattro gatti come BUBBLE, progetti un po' ingordi alla THE INFORMANT. E successi popolari, come il sapientemente elaborato TRAFFIC o la serie più sbrigativa dei vari OCEAN'S. Questo CONTAGION sembra allora appartenere, nelle encomiabili intenzioni del più che serioso avvio, alle prime caratteristiche dell'autore di SEX, LIFE AND VIDEOTAPE; per sfociare però nel proseguo in soluzioni più spicce anche se sempre abili degli schemi del cinema d'azione. Che, d'altra parte, finiranno per essere proprio quelli che riempiranno le sale.

Igienico, scientifico ed infine spettacolare CONTAGION funziona insegnandoci a lavare le mani evitando di portarle alla bocca (pare ci succeda tre volte ogni minuto), specie dopo aver afferrato le maniglie dell'autobus. Spiega e documenta, con la precisione che il cinema anche di intrattenimento può ormai vantarsi di avere. Che poi ci coinvolga assai relativamente quando si tratta di enfatizzare le conseguenze emotive o le sommosse sociali provocate da tanto marasma è un rischio che ormai l'inflazione audiovisiva corre ad ogni istante.